martedì 20 giugno 2017

In medio stat Virtus: così è di nuovo A1!


Che la festa abbia inizio! Intere paginate celebrano sui quotidiani locali il (meritato) ritorno della Virtus in A1, a un solo anno di distanza dal tracollo (sportivo e non) che avrebbe potuto segnarne in modo irreparabile la gloriosa storia. Equilibrio, riprendendo il titolo che ho scelto (peccando di scarsa fantasia, se volete), mi pare la parola giusta per riassumere la lenta ma costante cavalcata di un gruppo (società, staff tecnico e squadra) che ha avuto nel profilo basso e nella ostinata difesa di un progetto le sue carte vincenti. A fari spenti, evitando proclami che sarebbero caduti nel ridicolo ripensando alle tante fesserie commesse nel torneo della retrocessione: così si era presentata alla palestra dell'Arcoveggio la Virtus di Ramagli. Una riunione di famiglia, più che un bagno di folla. Ma dove già si respirava la voglia di lavoro e di sacrificio e dove fra i tanti musi lunghi e sguardi diffidenti confortavano il viso disteso e i modi educati di Alessandro Ramagli. C'ero (cosa non si fa per assecondare il tifo del figlio...) e mi è sempre rimasta impressa una frase pronunciata dal coach alla fine di quel primo allenamento nel passare fra le due-tre (misere) file di tifosi presenti per dare il "cinque": «Grazie di essere venuti, tornate a trovarci».

Ecco, per nove mesi questo è stato slogan delle V nere. Un perenne debito di riconoscenza, rinnovato di partita in partita, nei confronti di chi aveva scommesso su un impresa a dir poco "inimmaginabile" (l'immediato ritorno in A1), accontentandosi (almeno all'inizio) del sudore, dell'attaccamento alla maglia, della voglia di emergere di qualche giovane allevato in casa, di due americani scelti sì per fare la differenza ma in un contesto di squadra e non di isolato protagonismo, di giocatori dall'irrilevante pedigree ma di provata sostanza per la categoria. Primo obiettivo, riavvicinare il popolo tradito. Un popolo che, numeri alla mano, non si è lasciato "tastare" tanto facilmente. E prima di lasciarsi andare ha osservato, annusato, soppesato, analizzato. Salvo poi mettersi definitivamente in gioco nel fortino di sempre, il PalaDozza, catturati dalla nostalgia canaglia del bel tempo che fu.

Certo, l'irruzione sulla scena di mister Segafredo, al secolo Massimo Zanetti, e del suo fido scudiero, Luca Baraldi, ha cambiato (e di molto) lo scenario iniziale. Alzando il tiro delle ambizioni. Ma il rischio era proprio questo: che si perdessero per strada equilibrio, misura e pazienza (quella, ad esempio che ha consentito il recupero di un elemento determinante come Ndoja), che ci si dimenticasse da dove si arrivava, che nella canicola di un format assurdo evaporasse in un amen la credibilità riconquistata con tanta fatica. Il baratro in effetti si è profilato, il pessimo inizio di playoff contro Casale ha rischiato di mandare tutto all'aria. Qualcuno in società si era fatto prendere la mano e aveva messo addirittura in discussione la posizione di Ramagli. E qui è venuta fuori la sagacia, l'esperienza e la mano ferma di un presidente che a Bologna ha scritto la storia del basket: Albertone Bucci. Uno che ne ha viste e passate tante. Scorza temprata che nella tempesta non ha perso la rotta giusta, portando la nave a destinazione.
Lascio agli esperti l'analisi tecnica. Certo però che l'impresa, perchè di impresa trattasi, vada letta al di là di transizioni e pick and roll.


Alma Trieste-Virtus Segafredo 66-72
ALMA TRIESTE: Parks 7, Bossi ne, Coronica 2, Green 19, Pecile 4, Ferraro ne, Baldasso 16, Simioni ne, Prandin 2, Cavaliero 6, Da Ros 7, Cittadini 2. All. Dalmasson
VIRTUS SEGAFREDO: Spissu 12, Umeh 15, Spizzichini 1, Ndoja 5, Rosselli 8, Michelori ne, Oxilia ne, Gentile 5, Penna ne, Lawson 22, Bruttini 4. All. Ramagli

MVP per Bologna Sport Time
Spissu (voto 8): sua la tripla che vale la promozione, in una partita dove la statistica (4/9 complessivo) ha valore relativo. Giocatore dalla lucida follia che ha trovato spesso l'accelerazione giusta. Era una scommessa: ora, anche grazie a Ramagli, è diventato un leader.   
  

Nessun commento:

Posta un commento