giovedì 8 giugno 2017

Fortitudo, l'ira incontenibile di Boniciolli: «Per colpa di tre cretini mandato in fumo il lavoro di anni. Gli avversari sono sacri»


Ognuno è libero di avere un proprio giudizio su Matteo Boniciolli, coach della Fortitudo e istrionico affabulatore del mondo cestistico. Ma su una cosa non si può non concordare: non è uomo da mezze misure e da comodi compromessi. Giocatori, dirigenti, tifosi: se c'è da fare un cazziatone, da mollare un ceffone, da appendere qualcuno al muro, lui non ci pensa sopra due volte. Lo fa e basta. È successo così anche stavolta. Mentre mezza Basket City recrimina sulla doppia squalifica del campo inflitta dal Giudice sportivo per l'aggressione ad alcuni giocatori di Trieste al termine di gara-4 (che in caso di finalissima costringerà la Kontatto a giocare due partite in esilio), Boniciolli alla vigilia della "partita delle partite" che designerà stasera la seconda finalista, parte lancia in resta per un'invettiva che non ammette ma e se: «I tre "eroi" che da vigliacchi hanno colpito alle spalle alcuni giocatori di Trieste, colpevoli di aver fatto soltanto il loro lavoro, come i nostri, rischiano di mandare in fumo il lavoro di persone che da anni investono energie e risorse per riportare la Fortitudo in A1, il sudore di giocatori che faticano ogni giorno per questo obiettivo e il calore del 99,95% dei nostri tifosi che ci seguono ovunque. Gli avversari sono sacri. Non si toccano. Così come nessuno di noi dovrà essere toccato a Trieste. L'invasione di campo per festeggiare ci poteva stare: avremmo pagato la multa e tutto sarebbe finito lì. Ma l'aggressione è atto inqualificabile. E questi tre "fenomeni" ringrazino di essere ancora vivi: avessero colpito anni fa un Meneghin o un Premier, ora staremmo celebrando le loro esequie. Mi auguro vengano identificati o quantomeno presi a calci nel culo da chi la prossima volta li incontrerà al PalaDozza». Boniciolli non è uno da sconti. Prendere o lasciare. Scomodo fin che si vuole, "vero" come pochi. Perciò la "sua" Trieste gli sia avversaria leale in campo, ma eviti di insultarlo (come peraltro è già successo). Certi personaggi meritano rispetto a prescindere. Al di là del proprio giudizio o del proprio tifo, appunto...


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