Vista gara-1 l'impressione è che la Virtus abbia imboccato la discesa che conduce al ritorno in A1. Alessandro Ramagli, persona intelligente, getta acqua sul fuoco degli entusiasmi suscitati dalla autorevole prestazione delle V nere contro Trieste. E fa bene. Però a un occhio esperto come il suo non può essere sfuggito che la cinquina di semifinale contro la Fortitudo ha lasciato pesantemente il soegno nella testa e nelle gambe della truppa di Dalmasson. Nessuno in casa bianconera avrà mai il coraggio di ammetterlo, ma la Virtus sta concludendo (ci auguriamo con successo) l'opera di demolizione iniziata dalla Fortitudo su una squadra che, come Trieste ha dimostrato a più riprese, più che di alchimie tattiche vive di fisicità e di pura energia. Ramaglia l'ha capito: «Tutto dipenderà da quanta benzina resterà nel nostro e nel loro serbatoio. Non è finale da studiare troppo alla lavagna». Appunto. E i 10 giorni di riposo che la Virtus si è guadagnata (merito suo) chiudendo subito il conto contro Ravenna, hanno già lasciato il segno. Detto comunque che, pure a partià di forze, il divario tecnico fra le due squadre ieri sera è sembrato enorme, tanto più se Umeh (7/12 da tre) e Lawson (7/8 da due, 10 rmbalzi) giocano con simile carica adrenalinica, se Ndoja cancella Da Ros (3 punti...) e se la squadra si applica in difesa con rabbiosa concentrazione come nella prima. Andare sul 2-0 significherebbe tanto, se non tutto.
Virtus Segafredo-Alma Trieste 85-62
VIRTUS SEGAFREDO: Spissu 4, Umeh 29, Spizzichini 7, Ndoja 14, Rosselli 6, Michelori, Oxilia 2, Gentile 5, Penna, Lawson 18, Bruttini. All. Ramagli
ALMA TRIESTE: Parks 8, Bossi 7, Coronica 2, Green 12, Pecile ne, Baldasso 3, Simioni, Prandin 10, Cavaliero 7, Da Ros 3, Cittadini 10. All. Dalmasson
MVP per Bologna Sport Time
Lawson (voto 8): giganteggia sotto i tabelloni ripulendo tutto e selezionando i tiri con chirurgica precisione. Prestazione di sostanza, carismatica, determinante. Da finale playoff.
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