mercoledì 11 gennaio 2017

Mercato - Petkovic è la “misura” reale dell'attuale Bologna


L'attaccante è realtà. Si tratta di Bruno Petkovic, 22 anni, croato, 1,92x86, piede destro, jolly offensivo buono per tutti gli usi: prima punta centrale, seconda punta, esterno, finanche trequartista. Cinque presenze in A col Catania al primo contatto con l'Italia (2012-2014), poi 8 presenze (1 gol) in B nel Varese, 15 (4 gol) nella Reggiana in Lega Pro, e di nuovo in B con Entella (13 presenze, 1 gol) e Trapani (35 gettoni e 10 reti in una stagione e mezzo), ultima destinazione prima di Bologna. Costo dell'operazione: un milione e 250mila euro ai siciliani (che danno così ossigeno alle proprie casse) e quadriennale al giocatore per una cifra che va dai 250 ai 300mila euro all'anno.
Diciamo subito che prudenza (e un minimo di analisi tecnica) consiglia che l'affare vada valutato nel tempo, evitando giudizi sommari o prestando più di tanto l'orecchio alla fama di "ribelle" che il giocatore si porta appresso (vedi frizioni che in Trinacria hanno reso incandescente la coabitazione con Cosmi). Il rapporto costo-età-valutazione-prospettiva non è da buttare, tutt'altro. Siamo in presenza di un giocatore finora alterno, lunatico, un tantino bizzoso, che però ha già dimostrato corredo calcistico affatto banale e, sooprattutto, di impatto (leggi: capace di incidere anche entrando in corsa). Apprezzabile poi, visti i tormenti patiti nel girone di andata fra infortuni, (parziali) fallimenti e fissazioni tattiche di Donadoni, la sua duttilità: dove lo metti sta, facendo il suo e proponendosi come “spalla” ideale per qualunque compagno. Di tutti i nomi fatti fin qui, è certo fra i meno conosciuti ma fra i più aderenti alla filosofia del Bologna. È la “misura” stessa di questa società. Che, piaccia o meno, prosegue in modo coerente nella politica dei piccoli passi, nella diversificazione degli investimenti societari (per essere chiari: il mercato della prima squadra non può togliere risorse al rafforzamento e al consolidamento delle strutture) e nella formazione di una forte identità di appartenenza (meglio giovani da plasmare che mestieranti "fatti" e avviati a fine corsa). Ergo, nel caso Oikonomou dovesse presendere altre strade (Sampdoria in pole), più Janicki (24 anni) che Andreolli (30) o Ranocchia (29), tanto per fare un esempio, anche se il desiderio di Donadoni porta dritti al nome di Benalouane (Leicester, 29).
A proposito: da qui a giugno, al di là delle scontate dicharazioni di circostanza, dovrà per forza di cose finire sotto la lente d'ingrandimento il rapporto fra Donadoni (più relativo staff) e i quadri dirigenziali. Perché appare sempre più evidente come gli obiettivi e le strategie decise dall'alto collimino solo in parte con il pensiero e il conseguente agire (un po' indispettosito) del tecnico. Petkovic, d'altronde, è la “scommessa” (intrigante finché si vuole) che Donadoni aveva chiaramente detto di “non” aspettarsi dal mercato di gennaio.            

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