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Retorica e smodatamente lacrimosa, invece, la commozione della stampa e di qualche addetto ai lavori. Un fiume di parole che, in diretta, si è trasformato talvolta in presuntuosa esibizione personale di cultura calcistica e di conoscenza statistica: in nome di Ezio, anziché tratteggiarne il carattere (grandioso e generoso nella sua semplice e verace spigolosità) e le indiscutibili peculiarità balistiche, si è gareggiato in uno sfoggio di cifre, aneddoti, giudizi e paragoni tutti tesi a chi la “sparava” più grossa. Trascurando (volutamente) di dire che in fondo, su Pascutti, l'oblio era sceso da tempo. E che la sua morte “mediatica” si era già consumata nel più completo disinteresse di chi pure, della memoria, dovrebbe fare uno dei capisaldi della propria professione.
Caro Ezio, spente le telecamere e chiusi i taccuini, adesso puoi finalmente riposare in pace!
Anche se mi è difficile immaginarti con le mani in mano in mezzo all'allegra combriccola. Figurati, tu, Giacomo, Helmut, Harald, chissà cosa mi combinate lassù. Cazziati bonariamente dal commendator Dall'Ara. Macché lacrime, solo belle e “grasse" risate. Alla bolognese.
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