mercoledì 18 gennaio 2017

Non c'è brindisi in Coppa, ma questo Bologna è vivo. E noi vi diciamo che...


Come quattro anni fa. Stesso risultato (3-2 per l'Inter), stesso svolgimento (rimonta da 0-2 e tempi supplementari), stessa sensazione: cioé che il Bologna se la giochi alla pari e siano i (minimi) dettagli a decidere la partita. In questo caso, più che il terzo gol di Candreva (con complice deviazione di Oikonomou), il primo da antologia realizzato da Murillo, degno magari di aggiornare l'effigie della rovesciata di Parola sulle figurine Panini.
Fatta la tara (assenze su entrambi i fronti, temperatura da Polo Nord e sostituzioni fatte più per preservare energie preziose per il campionato che per osare), resta l'immagine confortante di un Bologna che, a dispetto delle Cassandre evocate anche in questo sito, è presente, vivo, motivato, determinato, tutt'altro che con la testa alle vacanze (come qualcuno indicava...) e deciso a spendere il girone di ritorno per migliorarsi e fornire magari qualche risposta convincente ai punti interrogativi che comunque restano anche dopo questa esibizione di Coppa Italia.
Evitiamo pagelle, ma non di esprimere alcune osservazioni:
1) l'ennesima "monumentale" prestazione di Maietta aumenta il desiderio di vedergli affiancato un centrale come Dio comanda, detto che ieri sera Oikonomou non ha neppure giocato la peggior partita della stagione. Radiomercato (fonte Corriere dello Sport-Stadio) conferma il gradimento per Salamon (che il Cagliari però è restio a mollare) e fa il nome di Thomas Lam, 23enne centrale del Nottingham Forest (nato in Olanda, gioca nella Nazionale finlandese). Di certo, con Gastaldello fermo altre tre settimane, a qualcuno è meglio arrivare.
2) Krafth merita fiducia e va fatto giocare con continuità. Solo così può acquistare maggiore autostima ed evitare quei cali di concentrazione (e di azione) a cui va ancora soggetto. E se Mbaye non rientra più nei piani di Donadoni (se a San Siro non ha visto il campo...), ci si potrebbe cominciare a concentrare su un laterale giovane. Pesciamo in B e facciamo tre nomi: Untersee (94, gioca nel Brescia, è della Juve), Venuti (95, gioca nel Benevento, è della Fiorentina), Sabelli (93, scuola Roma, gioca nel Bari).
3) Donsah ha (in parte) riscattato l'opaca prestazione di Crotone. I mezzi tecnici, se sta bene, non si discutono e possono fare la differenza (come si è visto nell'occasione del gol). Bisogna però connettere la testa al resto del corpo e lavorarci sopra perché la sintonizzazione non si perda come succede con la radio in galleria. Ci si crede? Sì? Allora cominciamo a martellarlo...
4) Pulgar sì, Pulgar no, Pulgar boh... Pulgar ci sta, secondo noi. Per il semplice fatto che, pur senza strafare, mastica calcio di discreta fattura in più zone del campo. La massaia scafata, che si muove a proprio agio tra gli scaffali del supermercato, direbbe che c'è “un buon rapporto qualità-prezzo”. Mica banale, pensateci sopra.
5) Dzemaili. Qui la società deve chiarire quanto prima. Mica serve un provvedimento del governo, eh? No, basta un semplice comunicato: a giugno resta con noi oppure a giugno va a Montreal. E si spiega per benino alla gente il perché e il percome. Tutto qui. Sapendo che, l'una o l'altra opzione, sposta parecchio nel futuro del Bologna a medio-breve termine.
6) Nessuno (almeno per ora...) avrà mai il coraggio di ammetterlo. Tuttavia su Destro si impone una riflessione. Serena, obiettiva, articolata, meditata. Che la società ha il diritto di fare nella massima riservatezza. No, non vogliamo risposte immediate. E neppure un processo pubblico: il giocatore merita rispetto. Ma chi vuol capire, ha capito. Perché, davvero, diventa persino imbarazzante tirare sempre in ballo la storiellina del blocco psicologico, della debolezza caratteriale, della fiducia da ritrovare, dei pochi palloni da giocare... Aggrapparsi a ste menate, è offensivo per il ragazzo, per chi lo paga e per chi (non) lo vede.           

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